La possibilità di mettere in comunicazione la rete Internet e i consumatori tramite la loro voce non è certo una novità recente, ma la messa a punto di dispositivi che basano il loro funzionamento principalmente sui comandi vocali ha costituito negli ultimi anni un trampolino di lancio eccezionale per questa ‘vecchia’ modalità di interazione, che diventa così un’opportunità da cogliere per i fornitori di prodotti e servizi per andare incontro a gusti e desideri dei propri clienti, nonché per incrementare la propria platea di riferimento.
Gli esperti di ogni settore commerciale hanno intravisto questa possibilità osservando i comportamenti dei consumatori, ad esempio la loro propensione ad interagire con i motori di ricerca e con gli assistenti vocali tramite la propria voce, in alternativa a tastiere, touch-screen e mouse, per cercare informazioni o fare acquisti.
Sfruttare questa trasformazione diventa indispensabile per non farsi scavalcare dai concorrenti, perché la tecnologia vocale apre una nuova strada al marketing aziendale, permettendo di raggiungere i clienti attraverso una gamma di dispositivi digitali come smart speaker, smartphone di ultima generazione, televisori intelligenti e automobili.
Contrariamente a quanto si è portati a credere, la tecnologia vocale non nasce con Alexa di Amazon o con Siri di Apple, ma è stata introdotta dal colosso informatico IBM già nel 1961, quando arrivò sul mercato la prima IMB Shoebox, uno strumento di riconoscimento vocale capace di captare solamente 16 parole e 9 cifre, capostipite dei moderni smart speaker.
Quasi 60 anni dopo la rivoluzione vocale ha guadagnato parecchio terreno e molte sono le sue potenzialità ancora inespresse. Le statistiche elaborate da Adobe nel rapporto sugli assistenti vocali del 2019 ha fotografato infatti una situazione molto promettente: il 36% dei consumatori possiede un altoparlante intelligente e il 75% di loro fa un uso quotidiano del dispositivo. Negli Stati Uniti, secondo i dati raccolti da Voicebot nel 2019, un adulto su quattro (oltre 66 milioni) possiede un dispositivo che prevede l’interazione con un assistente vocale.
Numeri che dimostrano che la tecnologia vocale sta diventando la modalità di interazione preferita degli utenti, grazie al confort d’uso e alla praticità dell’esperienza. Riprodurre musica, controllare le previsioni meteo, impostare allarmi e promemoria, cercare informazioni semplici in rete sono solo alcune le attività che uno smart speaker permette di fare, ma non bisogna dimenticare che si tratta di attività quasi sempre accompagnate da annunci pubblicitari fruiti sempre attraverso lo speaker, quindi ascoltati dal consumatore.
A tal proposito, lo stesso rapporto di Adobe ci dice che il 40% dei consumatori preferisce annunci e spot diffusi tramite i dispositivi mobili rispetto a quelli trasmessi in televisione, su carta o online e che affidare lo shopping online ai propri comandi vocali è un’abitudine sempre più in voga.
Se è dimostrato che la tecnologia vocale sta aumentando la sua influenza su comportamenti e abitudini dei consumatori, gli operatori commerciali non possono ignorare questa novità per troppo tempo: i piani di marketing dovrebbero adeguarsi a questo importante cambiamento, ad esempio sviluppando contenuti vocali creativi, studiati appositamente per il prodotto che si propone.
Nel frattempo le aziende coinvolte dovrebbero cercare di sviluppare al massimo le nuove competenze digitali per affrontare questa rivoluzione.
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