Voglio condividere con voi due notizie che riguardano un tale che probabilmente sta già cambiando il mondo, anche se molto potrebbe ancora succedere: Elon Musk. Se state cercando lavoro prendete nota.
Una delle notizie è buonissima e l’altra pure, anche se tutto dipende dalle vostre aspettative e prospettive. Partiamo dal presupposto che in ambito tecnologico pochi aspetti pagano come la capacità di previsione tipica di quei personaggi visionari capaci di immaginare e trasformare in realtà idee fino a quel momento mai pensate. Pensieri trasversali, molto spesso avveneristici, che una volta prodotti diventano essenziali. Indispensabili.
Ecco, se nel passato remoto queste figure spesso erano associate più che altro a scienziati pazzi o a personalità schive e alle dipendenze del mecenate di turno. Nell’ultimo secolo, anche se il fenomeno ha avuto un’accelerata pazzesca solo nelle ultime decadi ‘informatiche’, questi profeti della tecnologia sono diventati delle stelle.
E come ogni vip che si rispetti, il loro operare è sempre più andato di pari passo con la lievitazione del proprio conto bancario.
Bill Gates, Steve Jobs, Lerry Page, lo stesso Mark Zuckerberg, e via dicendo, solo per citarne alcuni. In questo senso, soprattutto se paragonata col passato, non si può certo dire che quest’epoca non sia davvero l’era della meritocrazia.
Bene, Elon Musk, che non ha bisogno di presentazioni, gioca nella stessa squadra dei quattro appena citati. La differenza vera – non l’unica chiaro – sta nel fatto che il sudafricano sembra non accontentarsi di operare in un settore ma vuole spaziare e spaccare ovunque possa il suo sguardo. Ovvero le sue idee e il suo portafogli.
Fare l’operaio alla Tesla, non è come fare l’operaio alla Fiat, fare ricerca per Space X non è come farla per Airbus. Sviluppare software per Hyperloop non è come farlo per Trenitalia. La prima notizia riguarda il fatto che se siete uno di quelli che aspirano a dare una mano a Elon Musk nelle sue attività, è molto probabile che al colloquio nessuno vi chieda in cosa siete laureati o quale è stato il vostro voto di laurea. In quei posti di solito quello che conta davvero è che dimostriate di saper fare. Cosa conoscete, come lo applicate, quali sono le vostre idee e non dove le avete acquisite e come. Ricordate la meritocrazia.
L’altra buona notizia è che c’è un’altissima probabilità che il colloquio di lavoro lo facciate con il signor Elon Musk in persona. Proprio lui, il vip. E di solito, raccontano le cronache metropolitane, fa poche domande. Spesso solo una: «Parlami dei problemi più difficili che hai dovuto affrontare sul lavoro e di come li hai risolti». In parole complicate: ‘Asymmetric Information Management‘, AIM.
A partire da AIM le persone oneste dovrebbero rispondere onestamente, argomentando e difendendo con coesione ciò che dicono perché lo hanno esperimentato in prima persona. Se non lo hanno mai vissuto, chiaramente, hanno due opzioni: mentire e provare a fare i pinocchi senza la stessa convinzione del primo. Oppure ammettere di non aver mai risolto nulla e ricordare che la meritocrazia dà quando deve dare e toglie quando deve togliere.
Le altre domande che potrebbe fare il genio miliardario di Musk sono più dei trabocchetti di logica. In molti citano questa qui: «Vi trovate sulla superficie terrestre e camminate un miglio a sud, un miglio a ovest e un miglio a nord, ritrovandovi esattamente nel punto da cui siete partiti. In che punto della superficie terrestre siete?». La risposta è abbastanza semplice ma di fronte avete Musk, quello che vuole colonizzare Marte, quindi attenti alle vostre parole perché la meritocrazia è un ciclo continuo.